In questi giorni, settimane, mesi segnati dall’emergenza coronavirus, la più grande e drammatica emergenza sanitaria del nostro periodo storico, siamo stati, e continuiamo ad esserlo, “invitati” a rimanere il più possibile a casa per evitare di contrarre il virus e limitare il diffondersi del contagio. Il tempo di questo isolamento forzato dalla vita sociale, di lontananza dalla sede di lavoro, di convivenza con la famiglia senza momenti per sé, di paura di ammalarsi, è divenuto ormai molto lungo e le conseguenze psicologiche di tutto ciò iniziano ad emergere e farsi sempre più sentire.
In tutto questo periodo molto difficile mi sono interrogata, e continuo a farlo, su cosa poter fare. E la risposta, come cittadina, è che posso continuare a seguire le regole che mi sono state date e cioè rimanere a casa il più possibile, limitando le uscite per le necessità. È faticoso e a tratti snervante, ma è l’unica cosa che può limitare i rischi e i danni e consentire non solo a me, ma a tutti, di uscire il prima possibile da questa brutta realtà in cui ci troviamo.
Come psicologa, quello che ho fatto inizialmente nella mia attività clinica in studio è stato adottare le indicazioni precauzionali diffuse dagli esperti e le linee guida prontamente suggerite dall’Ordine degli Psicologi della Toscana (ad esempio, niente strette di mano per salutarsi, colloqui alla distanza di 2 metri, igienizzazione accurata e frequente delle mani con acqua e sapone e delle superfici con disinfettanti, etc.). Poi quando la situazione si è fatta ancora più delicata, per non incentivare gli spostamenti delle persone per recarsi allo studio, ho sospeso le sedute vis a vis, sebbene queste non siano vietate e possano svolgersi comunque con i dovuti accorgimenti e dunque “in sicurezza”. Ed ho iniziato a fare il mio lavoro a distanza: con messaggi o telefonate o videochiamate con Skype o WhatsApp.
Ma il sostegno psicologico online (come) funziona?
Gli psicologi non hanno iniziato a lavorare online a partire da questa emergenza, ma erogano prestazioni psicologiche online già da diversi anni. Nel mondo i servizi psicologici online sono molto diffusi: in America risalgono addirittura ai primi anni ’70 e sempre in America attualmente più del 20% delle terapie vengono condotte online. In Italia questi numeri sono sicuramente lontani, ma sempre più professionisti lavorano online (anche perché sempre più persone lo richiedono).
Nonostante questo, il dibattito sull’efficacia o meno delle prestazioni psicologiche on-line è abbastanza articolato e non è mia intenzione esporlo in questo articolo. Volendo però fare una sintesi di un argomento così complesso si può dire che fare terapia online presenta dei vantaggi e degli svantaggi.
I vantaggi riguardano soprattutto l’aspetto dell’accessibilità del servizio on-line: poter parlare con uno specialista di fiducia, anche se questo è a distanza.
Questo vantaggio è ben evidente in questo periodo di quarantena. Ma risulta molto utile anche quando:
– una persona ha problematiche di spostamento legate ad una disabilità oppure a causa di condizioni psicologiche difficili (attacchi di panico, agorafobia, ansia sociale, timidezza);
– una persona abita in una zona remota e ha difficoltà a raggiungere dei centri nevralgici di interesse oppure risiede all’estero e desidera intraprendere una relazione d’aiuto con un professionista che parli la propria lingua madre;
– una persona per impegni lavorativi o familiari necessita di appuntamenti in orari particolari e non ha tempo di recarsi con facilità e regolarità presso lo studio di un professionista qualificato;
– una persona avvicinandosi per la prima volta ad un servizio di consulenza psicologica sente come troppo impegnativo un incontro di persona o addirittura come impensabile perché fonte di pregiudizi.
Gli svantaggi invece riguardano principalmente alcune difficoltà che possono sorgere legate al mezzo che si utilizza per la fruizione del servizio, che possono disturbare il consulto online, rendendolo meno efficace. Ad esempio:
– una connessione “a singhiozzo” che fa andare via la linea o invia un segnale non chiaro o ritardato;
– problemi legati a guasti tecnologici (non funzionamento del microfono, o delle cuffie o di parti interne del computer);
Inoltre alcune persone potrebbero incontrare difficoltà nell’individuare uno spazio idoneo per avere la privacy necessaria per effettuare la consultazione online nella propria abitazione.
Personalmente ho constatato che, una volta “presa confidenza” con lo strumento e con le sue specificità comunicative ( gli imprevisti in cui si può incorrere di cui sopra e la mancanza di alcune informazioni come quelle olfattive e in parte prossemiche) la seduta si svolge “normalmente”, sia nei modi che nei tempi:
– ogni seduta dura 50 minuti (lo stesso tempo di una consulenza effettuata in studio);
– tutti i dati e le informazioni raccolte sono protetti e riservati secondo quanto previsto dalla normativa italiana (Decreto n.101/18 del 10 agosto 2018 – GPDR);
– e come faccio in studio, mi metto in ascolto della persona con un atteggiamento libero da preconcetti e pregiudizi, attraverso quindi accettazione, ascolto profondo e confronto, focalizzandomi sulle potenzialità della persona.
In conclusione
A mio parere la consulenza psicologica online, non sostituisce l’incontro in studio e la psicoterapia, ma consente di utilizzare i vantaggi e l’estrema versatilità di internet, per arrivare dove e con modalità non altrimenti possibili. Infatti per usufruire di una consulenza psicologica online basta avere a disposizione una connessione internet e saper utilizzare il software per videochiamate Skype (un programma gratuito), o in alternativa WhatsApp.
Penso che si possa lavorare efficacemente anche online e che la distanza fisica non necessariamente equivalga a distanza relazionale. E soprattutto in questo particolare momento di isolamento che stiamo vivendo, ritengo che le consulenze psicologiche online rappresentino un’utilissima risorsa per tutelare la salute e la sicurezza di ciascuno e al contempo offrire un sostegno per preservare il benessere psicologico delle persone e continuare a mantenere attivi i propri contesti terapeutici.