Pillole di psicologia giapponese
Nella prima parte di “Come smettere di rimandare” abbiamo visto come la mancanza di uno scopo e il continuo rimandare possono generare stress e frustrazione e come per combattere l’inazione quello che dobbiamo fare è “semplicemente” passare all’azione. Andiamo adesso ancora più dettagliatamente a vedere cosa significa.
Focusing
Per passare all’azione il primo passo è quello di mettere a fuoco quello che si vuole fare, immaginando il risultato finale. Questo perché è molto più semplice realizzare il proprio obiettivo se abbiamo una visione chiara di quello che vogliamo, in modo da “non uscire dal seminato”. Il problema è che molto spesso abbiamo un’idea generale del nostro obiettivo, ma l’immagine finale non è molto nitida, è un pò sfuocata: magari vogliamo cambiare lavoro ma non sappiamo bene che lavoro, siamo insoddisfatti ma non sappiamo realmente bene quello che ci potrebbe rendere soddisfatti. Che fare? Una strategia da utilizzare in questo caso può essere quella di fare come gli aspiranti chef di MasterChef davanti al contenuto della mystery box, domandatevi: “cosa abbiamo qui?”. Per iniziare a cucinare dobbiamo infatti prima guardare gli ingredienti che abbiamo a disposizione per fare il nostro piatto. Questa domanda ci serve per concentrarci su quella che è la nostra situazione del momento, spostando l’attenzione dal proprio stato emotivo (ansia, paura, noia, confusione) alle circostanze concrete. E poi? Iniziate a fare! E’ meglio chiarirsi le idee prima di iniziare, ma è anche meglio iniziare prima di chiarirsi le idee. Per continuare con la metafora culinaria, cucinate e assaggiate, assaggiate e cucinate, aggiustando la ricetta man mano che la state facendo, domandandovi cosa posso usare per migliorarla? E se il risultato non è quello sperato, buttate tutto via e riprovate di nuovo. L’azione infatti non arriva dopo la comprensione, ma è una sua forma. Ovviamente per fare ciò si deve essere disposti a sbagliare per imparare.
Riassumendo: chiaritevi le idee e iniziate a fare, oppure restate confusi e iniziate comunque a fare. Anche perché capiterà sicuramente prima o poi, anche se abbiamo un obiettivo ben chiaro, di imbatterci in qualcosa che ci renderà confusi. La vita ci confonde. Non lasciate che questo vi ostacoli.
Pensieri vs Azioni
Ai nostri pensieri non corrisponde sempre un’azione. Fortunatamente. Altrimenti sarebbe il caos più totale. Mentre siamo abbastanza bravi e capaci a controllare i nostri comportamenti, lo stesso non lo si può dire del controllare i nostri pensieri: emergono spontaneamente, compaiono nella nostra mente senza che noi esercitiamo un controllo attivo e si susseguono e dissolvono altrettanto velocemente. Altra differenza tra pensieri e azioni è la differenza dello sforzo che richiedono: i pensieri non richiedono un particolare sforzo, possiamo stare comodamente sdraiati a letto per esercitarli; mentre per mettere in pratica le azioni ci vuole un certo grado di fatica, a seconda della situazione. Questa differenza ci aiuta a capire meglio come mai quando, ad ogni inizio di nuovo anno, facciamo tanti buoni propositi poi spesso non li mettiamo in pratica: i propositi rientrano nella categoria dei pensieri e come tali il corpo la maggior parte delle volte non li ascolta e quindi non li traduce in azioni. O almeno non immediatamente. Anche perché il corpo tende a fare ciò che è già abituato a fare, segue l’abitudine. Come risolvere questo “problema”? Un trucco potrebbe essere quello di imparare ad essere presenti nel momento, ampliare la propria consapevolezza di quello che si fa in un determinato momento. Infatti i propositi sono pensieri su quello che ci ripromettiamo di fare in futuro e per iniziare ad agire, invece, è raccomandabile rimanere concentrati su quello che è reale nel presente. Un altro trucco può essere quello di esserci, cioè di portare il proprio corpo nel posto giusto. Questo è il metodo chiamato anche del “portare il cavallo all’acqua”: nemmeno un cavallo molto assetato berrà se non è vicino all’acqua. Quindi se ad esempio volete/dovete andare a correre, invece di provare a motivarvi, a prepararvi psicologicamente, a ruminare con i pensieri programmando come farlo e quando farlo, iniziate intanto a “mettervi l’uniforme”, a vestirvi da jogging e uscite di casa. Ci sta che vi venga voglia di iniziare a correre. Anche se vi fermate solo dopo pochi metri intanto vi siete mossi nella direzione giusta, avete smesso di rimandare e siete usciti dall’inazione. E ci sta che poi alla fine finiate col fare anche di più di quanto vi sareste aspettati. Questo perché in realtà l’attesa è peggio del fare effettivo: rimandare non fa che accrescere l’insofferenza per quello che si deve fare, mentre facendolo si scopre che era “meno peggio” del previsto.
Dover fare
Quando si tratta di passare all’azione sicuramente c’è una grande differenza tra quando quello che dobbiamo fare lo viviamo come piacevole o come avverso. Sappiamo bene tutti che è molto più facile fare qualcosa quando questa ci piace, mentre è molto più difficile quando ci sentiamo obbligati e non avremmo per nulla voglia di farla. Quindi ogni qual volta che utilizziamo il verbo “dovere” connotiamo negativamente la situazione ed è come se dicessimo che lo facciamo perché siamo obbligati a farlo e che se non lo fossimo ne faremmo volentieri a meno. Se siete tra quelle persone che hanno la tendenza ad utilizzare spesso questo verbo, dicendo “dovrei” o “devo”, e che quindi si trovano spesso a fare le cose con fatica e pesantezza, vi potrebbe tornare utile mettere in pratica un semplice esercizio: sostituire il verbo “dovere” con l’espressione “ho la fortuna di…“. Se provate a farlo vi rendete subito conto di come cambia il significato della nuova frase. “Devo pulire casa” diventa “ho la fortuna di pulire casa” e in un solo istante percepisco un senso di gratitudine per averla una casa (se è inverno il sentimento di gratitudine sperimentato sarà superiore), per poter scegliere come arredarla, sistemarla, curarla e anche pulirla. Con un semplice cambiamento linguistico il risultato è quello di connotare la situazione in senso positivo e quindi di sperimentare gratitudine e gioia, invece che fatica e pesantezza. Utilizzando l’espressione “ho la fortuna di” succede che ci ricordiamo di quanto siano importanti i gesti quotidiani e ci permettiamo di sperimentare gratitudine per le cose belle della vita di tutti i giorni.
Riassumendo
Per smettere di rimandare e uscire da uno stato di inattività è importante:
- chiarirsi le idee domandandosi “Cosa abbiamo qui?” e poi iniziare a fare, perché è solo facendo che si può poi “aggiustare il tiro” per raggiungere il proprio obiettivo;
- ricordarsi che i propositi sono pensieri e i pensieri non sono azioni;
- imparare ad essere presenti nel momento, ampliando la propria consapevolezza;
- Esserci: portare il proprio corpo nel posto giusto;
- essere consapevoli che rimandare provoca maggiore sofferenza del fare effettivo;
- allenarsi a sostituire il verbo “dovere” con l’espressione “ho la fortuna di…”.
Riferimenti
L’arte di passare all’azione (2016), di Gregg Krech, ed. Giunti Editore S.p.A.