Sul lavoro ti capita di non rispettare certe scadenze perché cerchi di eseguire ogni compito alla perfezione? Oppure tendi a rimandare l’inizio di un lavoro o di un’incombenza perché non ti sembra di essere abbastanza pronto o preparato? Ti capita di essere così preoccupato di riuscire bene in ciò che fai dal finire con il compromettere il tuo rendimento effettivo? Non ti senti mai abbastanza pronto o abbastanza bravo? Senti il bisogno di essere sempre migliore e questo ti fa spesso sperimentare preoccupazione, ansia e sfiducia in te stesso o negli altri?

Se la tua risposta è “si!” , ad una o a tutte le domande, allora molto probabilmente il tuo problema si chiama: “perfezionismo”!

Aiuto, è grave?!

Non ti preoccupare, sei in buona compagnia (anche la sottoscritta ne sa qualcosa!). Viviamo in una società che ci esorta a migliorare le nostre prestazioni, in cui c’è una vera e propria ossessione per l’apparenza ed è diffuso il mito del raggiungimento della fama e di uno status sociale alto.

Fin dalla nascita, impariamo ad accettare che il nostro comportamento venga valutato, criticato, corretto, punito o premiato da altre persone. A casa, a scuola, a lavoro impariamo che, per ottenere l’approvazione degli altri, è necessario soddisfare determinati standard di comportamento. Da bambini come da adulti ci viene chiesto continuamente di soddisfare, e a volte di superare, determinate aspettative. E spesso, oltre a queste pressioni che provengono dall’esterno, sentiamo un impulso interiore a raggiungere o a mantenere determinati livelli di rendimento.

Lo so, stai per obiettare che il desiderio di migliorarsi, o di mantenere standard di rendimento elevati, non è necessariamente un problema. Vero! La volontà di raggiungere certi obiettivi ci permette di agire più efficacemente. Nella vita, a scuola come a lavoro, abbiamo bisogno di porci sempre nuovi obiettivi per riuscire in ciò che facciamo, perché senza aspettative, di solito, si fa poca strada in qualsiasi campo.

Ma allora perché il perfezionismo può diventare un problema?

Il perfezionismo diventa problematico (o patologico), differenziandosi da un sano desiderio di migliorarsi, quando una persona pone per se stesso (e a volte anche per gli altri) degli standard di comportamento così elevati e ben al di sopra delle proprie possibilità da compromettere il proprio benessere psicologico e, molto spesso, anche i rapporti con le persone che ha accanto.

Infatti spesso il perfezionista patologico non accetta che gli altri abbiano un comportamento diverso dal proprio e questo lo può portare ad avere problemi di convivenza e a compromettere le proprie relazioni. Avere aspettative esageratamente elevate nei confronti degli altri e/o dimostrarsi troppo esigenti o eccessivamente critici può produrre tensioni, frequenti litigi o indurre coloro che ci stanno accanto ad allontanarsi da noi poiché il sentirsi sempre criticati può essere, non solo molto irritante, ma anche molto doloroso.

Oppure può capitare che il perfezionista patologico, avendo standard eccessivamente alti per se stesso, possa pensare che anche gli altri abbiano parametri di valutazione così elevati e quindi possa avere problemi di ansia sociale con conseguenti difficoltà a stabilire rapporti di amicizia e d’intimità con altre persone.

Chi è il perfezionista patologico?

Il perfezionista patologico si affanna incessantemente e in modo ossessivo per conseguire degli obiettivi impossibili e misura i propri meriti esclusivamente in termini di produttività e di risultati raggiunti, pregiudicando il proprio rendimento individuale.

Spesso soffre anche di altri disturbi psicologici come: ansia, estrema irritabilità, depressione, fobia sociale, incapacità di accettare il proprio aspetto fisico, comportamenti ossessivo-compulsivi.

Il perfezionista patologico è essenzialmente una persona con bassa autostima, insicura ed ansiosa. Infatti ricercare costantemente la perfezione implica confrontarsi continuamente con la preoccupazione di essere sempre all’altezza della situazione e quindi con l’ansia di fallire nel raggiungimento di quegli obiettivi irrealistici per lui/lei tanto cari.

Visto che i propri standard personali sono irragionevoli, ha un’esagerata preoccupazione di commettere errori e quindi anche un grande bisogno di organizzazione e di avere tutto sotto controllo.

Il perfezionista patologico è altamente critico, sia con gli altri, ma soprattutto con se stesso ed il suo sguardo casca sempre ad individuare i difetti propri ed altrui. Con la conseguenza di dover vivere con la paura di vergognarsi di se stessi e/o di essere umiliati dagli altri. Non di rado nella sua infanzia si è dovuto confrontare con  aspettative e critiche eccessive da parte dei genitori.

Quanto sopra scritto, unito al fatto che il pensiero del perfezionista patologico è piuttosto rigido e prevede solo due modi di vedere se stesso, o sono il migliore o sono un perdente,  fa si che l’ansia sperimentata sia così alta da incidere negativamente sulle sue prestazioni oppure lo porti a procrastinare, a cercare scuse per rimandare, a sentirsi inadeguato e a crearsi nuove aspettative sempre più irraggiungibili.

In conclusione il perfezionista patologico si sentirà sempre insoddisfatto, qualsiasi cosa faccia.

Ok sono un perfezionista. Ma che tipo di perfezionista sono?

Gli psicologi canadesi Gordon Flett e Paul Hewitt hanno individuato tre tipologie di perfezionismo:

  • Autodiretto: il perfezionista si autoimpone standard personali troppo elevati ed impossibili da realizzare e questo lo porta ad essere eccessivamente critico verso se stesso ed incapace di accettare i propri errori. Questo lo porta a sperimentare un forte sentimento di frustrazione e a volte episodi di depressione.
  • Eterodiretto: questo perfezionista tende a sperimentare problematiche relazionali poiché il proprio perfezionismo lo porta a pretendere che gli altri si conformino ai suoi standard di comportamento e così finisce per essere ipercritico verso gli altri, incapace di delegare e spesso incapace di controllare la propria aggressività.
  • Socialmente imposto: la persona che rientra in questa tipologia di perfezionismo sente di dover soddisfare degli standard di comportamento molto elevati per avere l’approvazione degli altri. Rispetto al perfezionista autodiretto, ritiene che siano gli altri ad avere delle aspettative esagerate nei suoi confronti e quindi le percepisce come imposte dall’esterno. Questo lo può portare ad essere estremamente irritabile, a sperimentare frustrazione (o addirittura depressione) quando non riesce a soddisfare determinate aspettative, ed a un’eccessiva paura di essere giudicato negativamente dagli altri (fobia sociale).

Cosa posso fare per attenuare il mio perfezionismo (e vivere meglio)?

Per tenere “a bada” la propria tendenza ad essere perfezionista e quindi sperimentare nella propria vita maggiore soddisfazione e benessere quello che occorre fare è: accettare le proprie imperfezioni.

Semplice ma non sempre facile.

Invece quello che molto spesso fanno i perfezionisti per attenuare l’ansia e il disagio provati è tentare di aumentare il controllo sulle proprie emozioni attraverso alcune strategie come:

– fuggire da o evitare situazioni, persone, pensieri ecc. temuti;

– cercare continuamente rassicurazioni;

– stilare liste ed organizzare tutto eccessivamente.

Questo consente al perfezionista di provare meno disagio nel breve periodo, ma contribuisce a farlo persistere nel lungo periodo.

Lo psicologo americano Max Belkin ci da 5 consigli per contrastare la tendenza ad essere sempre perfetti:

  • Allenati ad individuare e riconoscere i tuoi pregi, i tuoi lati positivi, ad esempio, facendo un elenco di tutte le cose che ti piacciono di te, delle tue qualità personali, delle relazioni che ti soddisfano, delle esperienze significative che ti hanno arricchito.
  • Presta attenzione ai tuoi pensieri “tutto o niente” e ricordati che non devi essere il migliore in tutto per sentirti amato e rispettato. Quando senti il bisogno di criticarti severamente (o punirti) per le imperfezioni percepite, pensa a tutto quello che hai fatto fino a quel momento e a chi sei e dì a te stesso: “ è già abbastanza”.
  • Cerca di essere meno critico e più paziente con gli altri. Oltre a migliorare le tue relazioni personali e professionali, potrebbe ridurre la tua paura di essere criticato dagli altri.
  • Circondati di persone che non siano interessate al raggiungimento di status elevati, denaro e successo, ma che apprezzino l’amicizia, la famiglia e le imperfezioni.
  • Se senti di non riuscire a farcela da solo, rivolgiti ad uno psicoterapeuta che ti aiuterà a vedere le tue qualità e ad accettare i tuoi difetti. Imparerai ad articolare i desideri e le vulnerabilità che possono portare al perfezionismo e, man mano che diventerai più accettante con te stesso, sentirai che la pressione per essere perfetto tenderà a diminuire.

 

In conclusione: nessuno è perfetto e proprio quelli che chiamiamo “limiti” sono quello che ci rende unici e che caratterizza chi siamo.

 

Per approfondimenti

Nessuno è perfetto. Strategie per superare il perfezionismo, di M. M. Antony e R. P. Swinson, ed. Erickson