Come fare per non disattendere i tuoi buoni propositi per il 2019.

È arrivato il 2019 e, puntuale come ad inizio di ogni nuovo anno, ti ritrovi a fare buoni propositi di cambiamento che puntualmente però verranno disattesi.
Come mai? Cosa sbagli?
Te lo spiego nelle prossime righe.

Come NON cambiare le cose che non ti vanno bene

Generalmente quando qualcosa non va come vorremmo, quando siamo insoddisfatti di qualche ambito della nostra vita, o addirittura di tutta la nostra vita, tendiamo a mettere in atto una delle 3 strategie che descriverò di seguito, o anche tutte e tre, ma senza ottenere poi il cambiamento/miglioramento desiderato.
Queste strategie sono:
1) lamentarsi;
2) imporsi;
3) reprimere i propri bisogni.

Lamentarsi

Lamentarsi è lo sport che più pratichiamo: ci lamentiamo di tutto.
La trappola della lamentela: quando le concedi spazio mentale è come se iniziassi a sprofondare nelle sabbie mobili; ti immobilizza e prende sempre più campo.
Purtroppo però piangersi addosso non serve a nulla, anche se è una grande tentazione: con un piccolo sforzo otteniamo il grande risultato di rivestire il ruolo di vittima che va ascoltata, confortata e aiutata. Però anche quando ci lamentiamo avendone ragione (perché spesso in effetti avremmo tante ragioni per lamentarci), difficilmente le cose cambiano, e anzi quello che otteniamo è solo di dare molta attenzione alle cose che non vanno e che ci infastidiscono.
Se lamentarti è la strategia che utilizzi maggiormente quando non sei soddisfatto di come vanno le cose nella tua vita, allora vuol dire che speri o presupponi che da qualche parte ci sia qualcuno pronto ad aiutarti e a risolvere le cose al posto tuo. Buona Fortuna!

Imporsi

Spesso un’altra strategia che tendiamo a mettere in atto è quella di imporre il nostro bisogno e aspettare che gli altri si modifichino di conseguenza. Sono gli altri in errore, sono gli altri che non vanno bene, e quindi sono gli altri che vanno cambiati.
Il presupposto dietro questa strategia è che il mondo debba incastrarsi perfettamente alle nostre necessità. Purtroppo però non è per nulla semplice cambiare gli altri o determinate condizioni/situazioni. E quindi quello che succederà utilizzando questa strategia è che la rabbia sarà la tua migliore amica e ti ritroverai sempre in trincea a combattere contro tutto e tutti, condannato ad una vita di resistenze e ostilità.

Reprimere i propri bisogni

Infine la terza strategia che tendiamo a mettere in atto quando abbiamo qualche problema è fingere che non ci siano problemi. Fare cioè come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia. Soffochiamo i nostri bisogni per paura del conflitto che potrebbe scaturire se noi li esprimessimo. Alla base di questa strategia c’è il timore di affrontare il conflitto che emergerebbe se noi dovessimo esplicitare i nostri bisogni. E allora decidiamo di soffocarli per il “bene comune”, per il bisogno di dover accontentare tutti.
Non riuscendo mai a dire dei “no” per paura del conflitto quello che succede è che non prendiamo mai una posizione, non riuscendo quindi a definirci nella nostra identità, e viviamo in balia dei bisogni altrui.
Quindi se questa è la strategia che privilegi, cioè quella di non ascoltare e reprimere i tuoi bisogni per paura di scontentare gli altri e di perdere il loro amore, finirà che il tuo corpo inizierà a parlare per te e che alla fine scontenterai tutti, te compreso.

Il segreto per cambiare quello che non ci va bene è cambiare noi stessi

Le tre strategie appena descritte sono limitanti e non efficaci.
Il segreto per cambiare gli altri e le cose che non ci vanno bene è cambiare se stessi.
Infatti le cose non cambiano, ma siamo noi che cambiamo. E il primo cambiamento che dobbiamo fare è sceglierci. Sceglierci come causa delle cose che non vanno come vorremmo. In psicologese si direbbe: passare da un locus of control esterno ad uno interno. Con il termine locus of control si indica infatti la percezione del controllo degli eventi che ognuno possiede, cioè una disposizione mentale o un atteggiamento attraverso cui si possono influenzare le proprie azioni e i risultati che ne derivano: chi ha un locus of control interno attribuisce i risultati ottenuti alle proprie capacità, mentre chi ha un locus of control esterno gli attribuisce a circostanze esterne incontrollabili.
Se per esempio il tuo problema è che non trovi lavoro, non lo risolverai dicendoti “è colpa della crisi”, cioè lamentandoti, perché così facendo stai deponendo le uniche armi a tua disposizione perché ti ritroverai ben presto a dover affrontare qualcosa di più grande di te, la crisi di lavoro nel mondo, e non ci potrai fare niente. Ma se invece parti da te e ti domandi “come posso migliorarmi? Cosa posso fare io per essere più appetibile nel mercato del lavoro?” allora ti si presentano delle possibilità davanti, perché diventa una tua responsabilità, puoi fare qualcosa, il potere è nelle tue mani, non sei più impotente difronte alla crisi.
La vita è di chi la fa, chi non la fa la subisce.

Se sei insoddisfatto delle tue relazioni interpersonali ma pensi che però siano gli altri a dover cambiare, stai inviando agli altri messaggi di inadeguatezza finendo inevitabilmente per allontanarli. Se invece parti da te e ti domandi “cosa posso fare io per l’altro?” Allora le cose cambiano. Perché tu sei cambiato: mentre prima andavi alla ricerca delle mancanze dell’altro, adesso invece vai alla ricerca dei suoi bisogni e cerchi di adoperarti per poterli soddisfare. E facendo così crei un contesto relazionale in cui ci si può prendere cura uno dell’altro invece che farsi la guerra.

Se invece sei una di quelle persone che non dicono mai di no e che devono sempre accontentare tutti, e che alla fine invece finiscono per scontentare sempre qualcuno, per primi se stessi, allora quello che devi fare è smettere di pensare “non devo deludere gli altri” e iniziare invece a domandarti “come posso preservare i miei desideri?” .

I sogni non diventano realtà per caso o per fortuna. Ma ci vuole impegno, si deve faticare, ci si deve mettere in discussione. Per arrivare a produrre grandi cambiamenti dobbiamo concentrarci su tante piccole azioni.
Quindi la domanda che devi iniziare a farti immediatamente è: “quale è la cosa più piccola e semplice che potrei fare fin da ora e che mi permetterà di fare il primo passo per indirizzare la mia vita nella direzione che desidero?

Il mio consiglio

Se fino ad oggi hai solo messo in atto una delle 3 strategie inefficaci sopra descritte e hai voglia di iniziare a cambiare ma hai paura di non riuscire a farlo da solo/a, allora potrebbe essere utile rivolgersi ad un professionista, psicologo o psicoterapeuta, in grado di aiutarti.