“Voglio solo essere felice” è un ritornello che ti suona familiare? Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita (ma saranno sicuramente molte di più), lo ha detto o pensato.

Nel mio lavoro, quando puntualmente alla fine del primo colloquio, domando cosa si aspetta di ottenere venendo in terapia?”, spesso mi sento proprio risponderevorrei essere felice”.

Ma cosa è la felicità?

La felicità sembra essere diventata un compito fondamentale della vita nella società occidentale. Le nostre relazioni, carriere ed attività quotidiane sembrano pensate per essere finalizzate all’obiettivo della felicità. Ma in un anno in cui siamo stati costantemente assaliti da crisi, morte e disastri, è possibile raggiungere la felicità?

La felicità è uno stato elettrizzante e sfuggente. Filosofi, teologi, psicologi e persino economisti hanno cercato a lungo di definirlo. Può essere definita come uno “stato di appagamento”. Ma è possibile provare questo stato in pandemia? In una rivolta civile? Su un pianeta letteralmente in fiamme?

I rischi della ricerca della felicità

La felicità intesa come un traguardo ideale a cui aspirare può essere quasi pericolosa; è un fragile cesto in cui mettere tutte le nostre uova. Il pericolo di cui parlo è quello di percepirsi sbagliati perché mancanti di quella felicità, come se la felicità ci sfuggisse perché abbiamo sbagliato tutte le nostre scelte di vita. E questo può portare alla vergogna e all’autocritica, a sperimentare ansia e depressione.

Non essere felici “va bene”, ma …

Forse nel contesto caotico attuale il disordine emotivo che stiamo vivendo è perfettamente naturale. Forse è la risposta corretta alla sofferenza di cui siamo testimoni. Forse abbiamo perfettamente ragione a non essere felici. Forse l’assenza di felicità afferma la nostra umanità e la nostra compassione per gli altri.

Tuttavia, poiché mi occupo di aiutare le persone a rendere la propria sofferenza psicologica più tollerabile, vorrei proporre cinque alternative alla felicità. Cinque emozioni più rapidamente raggiungibili e più concrete del vago obiettivo di felicità come “traguardo ideale a cui aspirare”.

Cinque alternative alla felicità

Prova ad esercitarti ad essere più consapevole di queste 5 emozioni e persino a cercare di generarle intenzionalmente nella tua vita quotidiana.

1. Il piacere

Nutri la tua mente nutrendo il tuo corpo. Ci sono molte opportunità di disagio in questa vita. Sfinimento, dolore ed intorpidimento hanno sopraffatto i nostri corpi fisici in risposta a traumi collettivi. Ci viene costantemente ricordato quanto siano fallibili e vulnerabili i nostri corpi fisici.

A volte è utile ricordare a noi stessi perché è bello avere anche un corpo.

Una calda ciotola di minestra in una giornata ventosa. Un cornetto caldo appena sfornato. Saltare in una piscina gelida in una giornata afosa. Essere tenuto tra le braccia di chi ami.

Noi umani non siamo solo cervelli fluttuanti con pensieri e idee. Possiamo assaggiare, annusare e sentire le nostre vite. Possiamo mangiare un piatto sfrigolante di patatine fritte. Possiamo abbracciare i nostri cari. Possiamo farci massaggiare il collo in quel punto in cui fa sempre male. I nostri corpi sono suscettibili alla malattia e al dolore, sì, ma sono anche strumenti per il piacere.

Affetto, cibo, calore: questi sono i nostri bisogni più basilari. Concedetevi, solo per pochi istanti, il semplice piacere di essere carne e sangue.

2. La libertà

Crea libertà all’interno della tua routine quotidiana. Pianifica un giorno, o anche poche ore, in cui sei obbligato a non fare nulla e a non parlare con nessuno. Fai un lungo viaggio in auto ascoltando musica, senza una destinazione particolare in mente. Oppure, fai una lunga passeggiata tortuosa senza il bisogno urgente di tornare a casa.

Spesso può capitare di sentirsi sopraffatti, sovra-programmati e poco produttivi. In questi casi, può essere terapeutico concedersi una pausa dalle aspettative adrenaliniche della vita quotidiana.

Quando, emotivamente e fisicamente, i nostri serbatoi sono asciutti, la cosa più gentile che possiamo fare è liberarci dai nostri giudizi ed aspettative, concedendoci semplicemente un po’ di tempo per essere.

3. Il sollievo

Hai presente quella sensazione di quando salta un temuto incontro all’ultimo minuto? O quando scopri che la tua bolletta elettrica è la metà di quanto ti aspettassi? O ti capita quasi di fare un incidente, ma riesci a deviare all’ultimo secondo?

Di solito, in tutti questi casi, dopo la paura e l’ansia proviamo sollievo. Il sollievo è un’emozione quotidiana immensamente utile. È un precursore del sentirsi grati. Il sollievo è quella sensazione che ci dice: “quella cosa orribile sarebbe potuta accadere, ma non è andata così”.

Viviamo in un mondo in cui sappiamo, acutamente, che delle cose orribili potrebbero accadere in qualsiasi momento. Quindi diventa importante e potente celebrare tutti quei momenti in cui non avvengono disastri. A volte la cosa migliore che possiamo sperare è riconoscere e dire: “sono così sollevato e grato che non sia successo niente di brutto oggi“.

Questo è un po’ come fare un esercizio di ansia inversa. Molti sanno cosa vuol dire stare a letto la notte, immaginando gli eventi preoccupanti che potrebbero accadere il giorno seguente. Invece di pensare al domani, prova a riflettere sul giorno precedente e ad elencare le cose brutte che non sono accadute.

L’auto non si è rotta. Nessuno si è ammalato. Avevo abbastanza per il cibo. Non ho perso il lavoro. In poche parole, induciti e permettiti di sperimentare il sollievo per quello che non è andato storto. Il sollievo è degno della nostra attenzione.

4. La soddisfazione

La mancanza di produttività , in una cultura ossessionata dal consumo, può portare a un tornado di autocritica.

Possiamo, invece, avere un po’ di compassione per i nostri cervelli stanchi e oberati di lavoro? Possiamo abbassare drasticamente l’asticella della quantità accettabile di attività giornaliera? Invece di rimproverarti per tutte le cose che non sei riuscito a fare, prova a ricordare a te stesso che hai fatto del tuo meglio. E porta la tua attenzione su tutto ciò che sei riuscito a realizzare.

Cominciamo a trarre soddisfazione dal completamento dei compiti basilari della vita: alzarsi dal letto anche se non ne avevi voglia; esserti ricordando di rispondere al tuo amico; aver fatto la spesa ed esserti ricordato di pagare le bollette; ecc.

Potresti scoprire che stai andando abbastanza bene, tutto considerato. Prova ad essere soddisfatto dall’atto di essere semplicemente un essere umano ragionevolmente funzionante.

5. Il “conforto”

I nostri sistemi nervosi sono programmati per essere calmati dal “conforto”. Siamo stati tutti dei neonati a cui, ad un certo punto, è capitato di essere messi a dormire con la pancia piena, cullati a contatto con il corpo di un adulto morbido e caldo. Considera che ora siamo tutti solo dei bambini cresciuti, e a volte anche noi abbiamo bisogno di essere confortati e sentirci al sicuro.

Quando parlo della sensazione di “conforto” mi riferisco ad un mix tra comfort e calore. Essere appena usciti dalla doccia, avvolti in un morbido pigiama, rannicchiati sotto un piumino di piume: a volte questo è il massimo conforto che possiamo trovare in un mondo spaventoso. E più che mai, abbiamo bisogno di questa tregua dal caos per far riposare il nostro sistema nervoso.

Spesso non abbiamo idea di cosa ci renderebbe felici. Ma la maggior parte delle persone sa come mettersi fisicamente a proprio agio. Nei giorni in cui non riusciamo a sentirci felici, ottimisti o pieni di speranza, vale la pena investire in questa sensazione di morbidezza e sicurezza.

 

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Quando il mondo esterno è troppo caotico, la felicità può essere un obiettivo a breve termine irraggiungibile, o addirittura un obiettivo ideale pericoloso da voler perseguire. Quindi può essere utile e benefico concentrarsi su altri stati emotivi come il piacere, la libertà, la soddisfazione e il conforto.

Mi ricordo che una mattina mi sono svegliata con dentro un grande senso di aspettativa (…) e mi ricordo di aver pensato: “Ecco, questo dev’essere il preludio della felicità, questo è solo l’inizio e d’ora in poi crescerà sempre di più! Non mi ha sfiorato l’idea che non fosse il preludio. Era quella la felicità. Era quello il momento. Era quello. Clarissa Vaughn (Meryl Streep in The Hours)